Con la toga nello zaino

Trovare la propria posizione nel mondo è qualcosa che riguarda tutti, e la cui consapevolezza spesso parte sul piano professionale.

Avere la fortuna di trovare un cammino da portare avanti non è da disprezzarsi ed anzi, è qualcosa per cui ringraziare a cadenza regolare, se non ogni giorno.

Questo vale anche – e forse anche di più – per le persone con disabilità, in generale nel mondo del lavoro o che scelgano di affacciarsi alla libera professione.

Ed io di fortuna ne ho avuta molta. Molta fortuna. E quattro sfighe. Due visibili, due meno:

  • sono una persona con disabilità, e questo è evidente;
  • sono donna, e anche questo penso si veda;
  • sono figlia e nipote di avvocati, e sono avvocato;
  • ero giovane, 24 anni fa, quando ho iniziato con queste riflessioni.

Il fatto stesso che io sia qui a parlarne significa aver convertito quattro elementi potenzialmente critici in elementi di riflessione se non di forza.

La fortuna di cui parlo è che molte cose non le ho vissute, dalla ricerca di uno studio a tante incertezze di cui pure ho parlato con tanti amici e colleghi.

Sono stata privilegiata sì, ma ci è comunque voluto coraggio, passione, molta dedizione e tantissimo lavoro perché la cosa più difficile è conservare e far crescere qualcosa che altri hanno costruito, senza farsi schiacciare dal peso della propria storia.

Ho sempre cercato di mettere al servizio degli altri le mie energie e le esperienze maturate in questi anni di esercizio professionale, e non solo; tutto questo cercando di non perdere la bussola della cura dell’altro e di spirito di servizio

Non so dire se ce l’ho fatta, perché ce la si fa ogni singolo giorno e perché non sta a me dirlo ma di certo non sono più la novellina del gruppo e questo – almeno per me – qualcosa significa.

Vuol dire che è arrivato il momento di condividere, cercando di restituire in parte, e perché altri possano se vorranno, prendere spunto dalla mia esperienza.

La riflessione che ho sviluppato in questi anni è che la mia posizione mi consente di vedere e di percepire quali siano le difficoltà che può incontrare un cittadino con disabilità di fronte al sistema giustizia e che fra i cittadini, ci sono anche gli avvocati.

Mi muove ancora la convinzione che le pari opportunità siano una cosa seria che prescinde e supera le questioni di genere e anche, permettetemi, di bandiera.

Una cosa seria dicevo che rappresenta il futuro di tanta parte del nostro lavoro quotidiano e della professione di avvocato che deve tendere – mi piace ricordarlo – alla tutela dei diritti ed alla cura delle persone.

È un obiettivo ambizioso che si può raggiungere attraverso l’applicazione degli adattamenti ragionevoli e della tecnologia alla professione.

Gli adattamenti ragionevoli li stiamo ormai digerendo, pur se lo strumento base per rendere accessibile la giustizia sono gli adeguamenti processuali, fra questi l’avvocato è forse il principale.

Ma l’avvocato può anche essere soggetto degli adeguamenti processuali, che possono andare da un semplice zaino a cose molto diverse, in base alla necessaria personalizzazione, tra cui si ricomprende il cosiddetto legal tech.

È evidente la diversità sia un valore aggiunto da perseguire e da proteggere per arrivare ad un mondo – anche professionale – non omologato né omologante ma inclusivo ed aperto, coerente con i valori che da sempre hanno ispirato e guidato il mio essere avvocato e la mia vita, quelli della Costituzione del ’48.

È arrivato il momento di avere uno sguardo differente sulla professione una visione che consenta di individuare interventi utili e concreti che contribuiscano ad un effettivo efficientamento e miglioramento della professione e – con essa – del servizio giustizia, anche per i colleghi ed i cittadini con disabilità.

Spero, in conclusione di poter continuare a dare il mio contributo alle colleghe ed ai colleghi ed ai cittadini tutti per portare avanti il lavoro concreto che – attraverso la politica dei piccoli passi – porti alla eliminazione di ogni ostacolo formale o sostanziale che limita l’uguaglianza nell’accesso e nello svolgimento della professione e in generale nell’accesso alla giustizia tanto servizio che come lavoro.